“Cosa vuole, ha l’Alzheimer!”

Quante volte la diagnosi di demenza (sempre che sia stata realmente fatta…) diventa una scusa dietro cui nascondere l’impotenza nel comprendere i sintomi e i comportamenti della persona, anche quando questi hanno poco o nulla a che vedere con l’Alzheimer!
In alcuni casi sembra che quando una persona viene etichettata come affetta da demenza tutti gli spazi di intervento (le cure e la cura) debbano terminare e lasciare spazio alla sola rassegnazione – quando va bene – o alla frustrazione.
Creare cultura in questo campo vuol dire anche spalancare le porte a tutti gli spazi di cura che non solo non terminano, ma diventano terreno fertile e potenzialmente arricchente per tutti, a partire dai curanti stessi, operatori o familiari che siano.
“ALZHEIMER: RINUNCIA O CURA?” è stato il tema di uno degli incontri promossi dal Comune di Sovico un paio di anni fa in cui abbiamo affrontato proprio questo tema.
Nella sezione Audio trovate la registrazione di quella interessante serata.
Sarebbe bello, senza negare in modo infantile le grandi difficoltà che questa diagnosi comporta, riuscire a diffondere messaggi positivi e condividere idee di vita e non di rassegnazione: proviamoci, da subito!
4 comments
Rassegnazione mai io spero sempre che trovino la cura.. Anche se so benissimo che non sarà possibile
Buongiorno Maria,
impossibile no, ma sicuramente una cura risolutiva a breve non è in vista.
Questo non significa che no ci siano molte strade da percorrere per potersi prendere cura.
Quando ha tempo di ascoltare l’audio proposto troverà tanti stimoli al riguardo: sarebbe bello prendere in considerazione uno per uno tutti gli ambiti proposti e trovare spazi di ricchezza…
Buona giornata!
Rinuncia o cura? Io rispondo Capire perché capendo cosa succede nel comportamento, nella percezione della realtà e nel provare emozioni forti davanti al nuovo sé….si trova la strada dell’aiuto sia dell’anziano che dei familiari.
Grazie, Maria.
Capire vuol dire com-prendere, cioè contenere e tenere insieme. Credo sia una delle sfide più affascinanti che, operatori o familiari, ci troviamo ad affrontare.
Non è facile, perchè a volte le situazioni paiono letteralmente “incomprensibili”, ma lo sforzo di mettersi in quest’ottica, oltre dare più frutti nel trovare le strade percorribili, dona anche senso allo stare vicini a chi soffre di queste malattie.