RICOMINCIARE CON L’ALZHEIMER
Accompagnare invece che stimolare

“Non c’è niente di più paralizzante che chiedere a qualcuno di fare qualcosa quando è a disagio e sotto osservazione.”

Una persona con demenza fa fatica a svolgere anche le azioni più semplici e a mantenere l’attenzione per comprendere gli stimoli che le arrivano.
Se aggiungiamo anche la pressione della richiesta di prestazione (“Che giorno è oggi?… Fai le parole crociate!… Ti ricordi che cosa hai mangiato a mezzogiorno?… Come mi chiamo io?… Prova ad andare a fare la spesa da solo…“) rischiamo di aumentare esponenzialmente il disagio e la frustrazione e di accentuare deficit che magari sarebbero più limitati in un contesto meno pressante.

Tutti noi proviamo anche solo un briciolo di tensione di fronte a una richiesta o una domanda (basti pensare alle interrogazioni a scuola…). Una persona con demenza spesso questo briciolo di tensione non riesce a gestirlo e lo vive come un macigno.

E’ ben diverso allora creare un ambiente che facilita l’espressione delle competenze rispetto a uno che stimola a tutti i costi:
– posso evitare di fare domande (“Chi è venuto a trovarti ieri?“) offrendo il tema che mi sta a cuore in modo positivo (“Ho visto che ieri è venuta a trovarti tua sorella“) così che la persona con demenza possa continuare, se vuole, il discorso senza sentirsi obbligata a farlo. La domanda esige una risposta, fosse anche solo di rifiuto, una frase affermativa introduce un tema senza costringere a proseguire e quindi senza creare tensione conversazionale.
– posso evitare di fare richieste (“Prepara la tavola“) iniziando insieme un’attività (“Vieni che prepariamo la tavola“) così da non costringere l’altro a capire la proposta e a ricordare tutti i passaggi per svolgerla. Se è ancora in grado lo farà, e spesso dirà che lo può fare anche da solo, se non lo è più non vivrà la frustrazione e l’ansia di non ricordare come si fa.

Tante volte crediamo che le competenze vadano stimolate… Così facendo di solito non facciamo altro che tarparle: quando ci sentiamo osservati e giudicati, anche quello che sapremmo fare diventa difficilissimo.
Meglio pensare che le competenze vadano accompagnate, così che possano emergere dove sono ancora valide (e in quel caso possiamo fare un passo indietro e lasciare che trovino spazio) e che, quando non sono all’altezza della richiesta, non si crei frustrazione e angoscia.